29 Gennaio 2025, di Barbara Weisz
Il referendum sulla responsabilità solidale del committente per gli infortuni sul lavoro, su cui saremo chiamati a votare nei prossimi mesi, si pone l’obiettivo di garantire il risarcimento al lavoratore che subisce un danno e di sensibilizzare le imprese committenti, appaltatrici o subappaltatrici, sul rispetto delle regole per la sicurezza sul lavoro.
Vediamo come è formulato il quesito referendario, che si colloca tra i cinque dichiarati ammissibili dalla Corte Costituzionale.
Infortuni lavoro e appalti: cosa prevede oggi la legge
Il quesito interviene sull’articolo 26, comma 4, del dlgs 81/2008, attuativo della delega sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
L’attuale legge prevede che l’imprenditore committente risponda in solido con l’appaltatore, nonché con ciascuno degli eventuali subappaltatori, «per tutti i danni per i quali il lavoratore, dipendente dall’appaltatore o dal subappaltatore, non risulti indennizzato ad opera dell’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (INAIL) o dell’Istituto di previdenza per il settore marittimo (IPSEMA)».
Queste disposizioni, però, «non si applicano ai danni conseguenza dei rischi specifici propri dell’attività delle imprese appaltatrici o subappaltatrici». In sostanza, si chiede che il committente sia sempre responsabile in solido, fattispecie che oggi invece presenta limitazioni.
Cosa si chiede con il referendum
Il quesito referendario chiede di eliminare l’ultima frase del comma 4, ampliando la responsabilità in solido del committente anche alla fattispecie in cui ci siano responsabilità specifiche delle imprese che compongono la catena dell’appalto.
I danni che superano la quota risarcita dall’INAIL, oggetto del referendum sono i cosiddetti danni differenziali. Si riferiscono alla differenza fra l’indennizzo riconosciuto dall’istituto nazionale per la sicurezza sul lavoro, che è forfettario e può non ricomprendere tutti i danni subiti, e la somma che invece il giudice riconosce al lavoratore in base alle tabelle civilistiche.
L’obiettivo dei promotori
Abrogando la parte in cui si esclude la responsabilità del committente, ci si prefigge di garantire sempre al lavoratore un risarcimento integrale per un infortunio o una malattia professionale.
D’altra parte, si punta anche sull’effetto responsabilizzante per le imprese che la norma riformata potrebbe avere.
La responsabilità solidale porterebbe infatti i committenti a selezionare con maggior attenzione le ditte appaltatrici, e queste ultime ad essere maggiormente sensibilizzate sul fronte della sicurezza sul lavoro.
Per la CGIL, promotrice del referendum, ci sarebbe anche un allineamento con le norme che regolano la responsabilità solidale del committente per le retribuzioni e gli oneri previdenziali.
L’evoluzione normativa degli ultimi 20 anni, secondo il sindacato, si è caratterizzata per l’utilizzo della responsabilità solidale quale regola di base generale volta ad impedire che le diverse forme di decentramento produttivo, anche quando fisiologiche, si risolvano nella limitazione delle tutele del lavoro.